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«Ridimensionare Linate? Solo se Malpensa è hub»

di Paolo Madron

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3 SETTEMBRE 2008

Giuseppe Bonomi, 50 anni compiuti a giugno, leghista della prima ora ma soprattutto presidente di Sea, ovvero gli aeroporti di Milano, da qualche tempo è costretto a una sorta di pendolarismo da un piano industriale all'altro, in balia di quanto fanno e disfano i governi sui destini di Alitalia. Ma anche adesso che sembra essere arrivata la parola fine (Bonomi però, scalfarianamente, non sottovaluta le molte ombre che ancora pesano) la delusione è palpabile. Il piano elaborato da Banca Intesa non è tenero con Malpensa, e similmente a quello abortito di Air France, la nega l'agognato status di hub. In più, il governo non si muove e la liberalizzazione degli slot che potrebbe compensarla dall'inopinato abbandono di Alitalia resta ancora nel limbo delle buone intenzioni. Insomma, ce n'è abbastanza per avere molte cose su cui ridire.

Sul salvataggio di Alitalia siamo stati sommersi dai commenti. Manca solo il suo.
Ero concentrato sul nuovo piano industriale di Sea che abbiamo approvato in luglio. E poi le sorti di Alitalia ci interessano fino a un certo punto.

Vivete lo stesso bene senza?
Alitalia ha già diminuito dell'82% la sua presenza a Malpensa. Così abbiamo rifatto il piano industriale prevedendo una serie di opzioni di sviluppo che prescindono dal suo riposizionamento.
Eravate già stati dehubbizzati prima
Sì, e francamente l'attuale disputa di dove metteranno gli aerei, Roma, Milano o chissà dove, è stucchevole. Ciò detto se Alitalia vuol riposizionarsi su Malpensa parliamone.

Ma lei cosa pensa del piano Fenice?
Condivido quanto detto da Berlusconi che è l'unico progetto possibile. E da Passera che lo definisce serio. Magari avrei enfatizzato un po' di meno la prospettiva strategica che al momento non si vede. Questo è solo un progetto di salvataggio di Alitalia, non per il rilancio del trasporto aereo.

Sono trent'anni che in Italia si parla di rilancio del trasporto aereo. Non si poteva mica fare tutto in un colpo.
Le occasioni perse sono state due, entrambe progetti di grande rilevanza strategica: quello della poi mancata alleanza tra Alitalia e Klm. E, immodestamente, quello che abbiamo fatto noi in Sea.

Un gestore di aeroporti per mestiere può volare alto. Parla degli accordi di Sea con Lufthansa?
Certo. Sono convinto che l'Italia abbia bisogno di un hub non per entrare nelle classifiche, ma perché è il modello industriale che meglio garantisce l'accresciuta accessibilità diretta di lungo raggio di cui il Paese ha bisogno. E i tedeschi sono il vettore di riferimento giusto.

Meglio questo o il piano di Air France?
La proposta francese era ottima per Air France, buona per Alitalia, pessima per l'Italia e Malpensa. Ma poi le proposte sono inconfrontabili perché il contesto ambientale, parlo soprattutto del prezzo del petrolio, è cambiato.

Anche il piano Intesa però penalizza non poco Malpensa.
Malpensa esce penalizzata in primis dal progetto di dehubbing scelleratamente portato avanti dal vecchio gruppo dirigente di Alitalia.

Una delle due opzioni del piano Fenice prevede di mettere a Malpensa 10 voli intercontinentali, 40 internazionali e 20 domestici. Non è poi così malaccio.
Intanto bisogna vedere quale opzione passa, una decisione immagino legata al partner che si sceglierà. Comunque sono sempre meno voli di quelli che Alitalia aveva nel 2007.

Un sospetto indecente. Non è che i dissapori sulla gestione dell'Expo tra Roma e Milano hanno qualche riverbero sulle vostre sorti?
  CONTINUA ...»

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